UN DISPETTO A UN MOSCONE GUASCONE   [GALASSIA UNO – RACCONTI ALL’ INFINITO / 29]

UN DISPETTO A UN MOSCONE GUASCONE   [GALASSIA UNO – RACCONTI ALL’ INFINITO / 29]

DI WALTER GALASSO

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   Un personaggio guascone, Goffredo Pier Maria Lucchesi Palli, sardanapalo e tanto voglioso di calamitare l’altrui attenzione, si sta producendo in uno show en plein eir, cavalcando in una città un cavallo pregiato. Questo quadrupede, dal suo boss chiamato Oronzo, è un campione che vale un perù. Corre in importanti ippodromi, ha nel suo palmarès numerose vittorie, alcune delle quali conseguite in un suo fulgido strapotere. Il suo proprietario, il buffone che in questo momento sta cercando di attirare l’attenzione cavalcandolo in mezzo al traffico, ha scucito -a suo tempo, quando il quadrupede era ancora un puledro pivello- un sacco di quattrini per comprarlo. Voleva un destriero ad alti livelli, e alla persona a cui ha affidato l’incarico di trovargli un esemplare ha detto che era alla ricerca di un asso capace di furoreggiare in competizioni agonistiche, egli non badando a spese. Il broker, un suo caro amico, ex compagno di scuola, lo ha accontentato, gli ha trovato questo meraviglioso bolide, e da allora il riccastro, imprenditore con il sangue blu, se ne bea, portandolo in giro come un’ambulante attrattiva, un pet ben diverso dal solito cane.
   Oggi, quando lo ha preso dalla scuderia in cui l’animale risiede ogniqualvolta non possa stare insieme al suo umano, ha coltivato un preciso progetto: cavalcarlo anche davanti a una boutique dove lavora una giovanotta, Daniela Insigne, di cui lui è perdutamente innamorato – ieri, sospirando mentre la pensava, ha esclamato “Che deliziosa principessa!”-. Ha pensato di poterla intrigare facendole vedere che lui è, fra l’altro, il proprietario di un fuoriclasse equino. E adesso è arrivato il momento di ostentare Oronzo davanti a quel negozio.
   Pier…, elegantissimo lassù, vestito in chicchere e piattini per far vedere ancor di più alla squinzia che lui è un paperone, arriva davanti allo store e, simulando di avere l’impellente bisogno di trovare qualcosa nelle tasche della sua lussuosa giacca, blocca l’horse, in un punto in cui dall’interno della bottega non possono non vederlo, e inizia la sua pagliacciata. Il suo ridicolo Io auspica che la wonderful Daniela, accorgendosi di Oronzo, esca dal locale e gli si avvicini -gli= all’animale e al suo padrone-, e magari, appropinquandosi alla bestia per darle una carezza o per vederla meglio da vicino, gli chieda come si chiami, quanti anni ha, il permesso di accarezzarla, eccetera. Magari la conversazione si amplifica, il pissi pissi diventa sempre più confidenziale e caloroso e, da cosa nascendo cosa…
   Il ganassa, su questo non ci piove, non pecca in ottimismo. È venuto qui animato da una speme prosperosa, ma, in questo sogno a occhi aperti, ha fatto i conti senza l’oste, anzi senza l’ostessa, id est la vendeuse Daniela, la quale nota, sì, che davanti all’esercizio ci sono uno splendido mostro a quattro zampe e sulla sua sella un uomo che se la tira, ma non se ne frega niente. La pin-up non ci pensa proprio a uscire, sia perché non è un’ammiratrice di animali, e sia perché, tipa sveglia, squinzia furba e con un alto quoziente intellettuale, ha intuito che quel ‘fantino’ da operetta sta cercando di abbordarla con l’escamotage del cavallo, e lei si guarda bene dal cadere nella sua trappola. Gli ha gettato addosso un velocissimo sguardo, non ne ha apprezzato l’aspetto estetico, lo ha pure preso in antipatia per il suo modo di fare -lo ha interpretato come un atteggiamento snob ed esibizionistico-, ergo ha deciso su due piedi d’ignorare alla grande il molesto moscone.
   Il giovane, la fata seguitando a restare dentro, del tutto indifferente alla sua performance, capisce, non essendo un fesso, che non tira un’aria buona. La signorina con il suo gelido comportamento lo sta di fatto umiliando, gli sta facendo capire che per lei lui conta meno di zero.
   L’acme di questo affronto è raggiunto quando, passando davanti al negozio un guaglione, Gennaro Pelandrone, con un barboncino al guinzaglio, la ragazza si precipita fuori, per ostentare una grande ammirazione, e tanta affettuosa tenerezza, verso il dog. “Uh!, ma che meraviglia questo cagnolino!”, questo l’incipit di un discorso finalizzato a celebrare la bestiola, e dunque a regalare una bella soddisfazione al suo proprietario. L’esercente magnifica l’animale come se esso sia il non plus ultra della fauna a livello intercontinentale. “Questo cane è di una bellezza spaventosa! Ma che carino! Non ho mai visto nulla di simile”, dice con iperbolica enfasi l’esercente, che si inchina e “vieni qui, amore, fatti coccolare, sei tenerissimo”, pausa, poi chiede al ragazzo “dico bene, tenerissimo, è un maschietto?”, “Sì, sì, hai indovinato, vedo che te ne intendi, ma si capisce da un miglio che tu vuoi bene agli animali e li conosci con competenza”. La conversazione sta prendendo una piega molto positiva, v’è feeling fra commessa e il gaio teen-ager, a cui non sembra vero questo colpo di fortuna: senza muovere un dito, senza aver fatto nulla per cercare un rendez-vous con una gnocca da urlo, è stato raggiunto da questa dea della porta accanto, e, a giudicare dall’affabile simpatia che lei gli sta esternando, una parte del boy comincia seriamente a sperare che questo fortunatissimo abboccamento possa evolversi in modo romantico ed erotico.
   A questo idillio assiste con un feroce e frustrato nervosismo il tapino cavaliere, che rosica in modo patologico per il successo che quello sbarbatello sta ottenendo, e prova una tumultuosa idiosincrasia per la donna. Ma come, lui ha un sublime cavallo e la tipa non lo ha nemmeno degnato d’uno sguardo, mentre verso quel banalissimo cagnolino sta manifestando un’ammirazione monstre?
   Il conte Lucchesi Palli, bravo a dissimulare all’esterno il suo stato d’animo, nella sua invisibile e privatissima interiorità è incazzato come una tigre a cui un pazzo abbia tirato la coda. È arciconvinto che la demoiselle abbia scientemente, deliberatamente deciso di ignorarlo per disprezzarlo, per comunicargli avversione, ostilità, inimicizia.
   Allontanandosi con Oronzo, a cui dice “Giddap!, muoviti!”, per esortarlo a rimettersi in marcia, nella sua arrabbiata mente inizia a insultare la rivenditrice, rea di averlo trattato come una pezza da piedi. Adesso la ragazza non è più una “deliziosa principessa”. “Brutta stronza, vai al diavolo, maledetta proletaria, e portati nel cesso quel ridicolissimo animale, a cui stai regalando lodi solo per farmi un dispetto. Ti auguro di essere licenziata entro la mezzanotte, e poi voglio vederti su un marciapiede, a chiedere l’elemosina”. Piccato, ferito in un moto di paranoico orgoglio, questo arrogante cittadino non si rende conto che tali esternazioni sono una grave défaillance della sua intelligenza, perversa e degenerata in una ritorsione così cattiva, meschina e rozza. E Oronzo? Lui non c’entra, lui è sempre una meraviglia, e vuole bene a Pier come amerebbe un poverissimo punkabbestia se ne fosse il pet…

Walter Galasso