![L’ UNDERWATER FANTASY DI LAD, EROE SPARAGLIONE [DA FILM A RACCONTO; REMAKE DI “FANTASIA SOTTOMARINA”, DI ROBERTO ROSSELLINI; 1 VIDEO (VERSIONE INTEGRALE DEL CORTOMETRAGGIO SPERIMENTALE)] L’ UNDERWATER FANTASY DI LAD, EROE SPARAGLIONE [DA FILM A RACCONTO; REMAKE DI “FANTASIA SOTTOMARINA”, DI ROBERTO ROSSELLINI; 1 VIDEO (VERSIONE INTEGRALE DEL CORTOMETRAGGIO SPERIMENTALE)]](https://www.romacampodeifiori.academy/wp-content/uploads/2025/07/Collage_2025-07-13_22_11_25_copy_2880x3408_1-1-scaled.jpg)
*
*********************************************
DI WALTER GALASSO

Abissi, ma con una peculiarità che li rende meravigliosamente pazzeschi e wonderful più d’un miracolo dell’Intelligenza Artificiale: fanno parte di un oceano che sta su un terrazzo, in un immobile ubicato in una bella città, Ladispoli. Una profondità marina che sembra, nella parte più superficiale della sua fenomenologia, un acquario, ma è a tutti gli effetti un vasto mare.
Questo prodigio è rampollato dalla fantasia del proprietario, Roberto, un genio della Decima Musa, un artista che, dopo aver scoperto di possedere un’intelligenza impreziosita da una creatività con poteri speciali, nel debutto del loro utilizzo li ha finalizzati a questa chicca: profondità marine su un balcone. Vasto, ok, ma pur sempre un verone.
Un essere banalmente utilitaristico al posto suo ne avrebbe approfittato per vendemmiare affari, rendendo l’effetto speciale un’attrazione turistica e facendo pagare biglietti salatissimi a chiunque avesse voluto dare uno sguardo alla meraviglia -da lui battezzata “Corto Metraggio Subacqueo”-. Lui no. E non solo non ci guadagna, non solo non si procaccia una locupletazione da mille e una notte, ma, magnanimo con la sua creatura, spende, sistematicamente e ciclicamente, energie e soldi per iniettare nell’immenso e sintetico specchio d’acqua altri e ulteriori pesci. Questi nuovi abitanti si aggiungono a quelli primigeni, gli esseri viventi ivi presenti sin dal momento della fantasiosa creazione di questo habitat.
Una dimensione ovattata, solenne e misteriosa, impregnata di un movimento che l’uomo ha voluto denominare “C’era una volta”, forse per mettere in romantica evidenza la sua atmosfera fiabesca. Strano e originalissimo tipo questo demiurgo. Per altri aspetti è ed ha una soggettività molto realistica, contrassegnata altresì da una semplicità spartana, dalla caratteristica di essere ancorato scientificamente alla concretezza. Nella gestione della sua fantasia, invece, e soprattutto in questo suo primo capolavoro egli è riuscito a prodursi in una performance di estro e pensiero alternativo, ponendo in essere uno stravolgimento di regole spaziali, e dando al Tempo di questo ‘sea’ un’identità rebussistica.
In “C’era una volta”, durante una giornata in apparenza normalissima, scendono musicanti sub, sfidando ogni ostacolo legato alla pressione. Gli va tutto liscio, mentre s’immergono viepiù e strabuzzano gli occhi, perché sono esterrefatti innanzi a una stranezza: laggiù tutto è in bianco e nero. E i colori? Mah… Non sanno che tutto il Sistema Pantone è stato convertito nell’originalità delle vicende che succedono in questa specie di acquario dei miracoli. Comunque ogni artista tiene nel proprio animo, racchiuso e occultato come un segreto di Stato, il proprio stupore. Tutta la band si limita a scendere, per sistemarsi e iniziare a eseguire buona musica. Arrivano e danno il la al marino concerto.
La profondità, al netto del non so che d’inquietante che uno spettatore standard può attribuirle a priori, è tranquillissima -senza il superlativo la descrizione sarebbe monca di esattezza-. È in atto un capriccio paradossale e ludico, perché la cristallina limpidezza delle acque consente ai dardi solari una discesa fino alla parte più meridionale di questo universo underwater. Il loro arrivo abbellisce il ballo, sofisticato e grottesco al tempo stesso, delle creature marine di stanza in questo sintetico oceano. Trionfa una variegata serenità, e le note dei musicanti sanno sintonizzarsi sulla sua positività di alto profilo, con sfumature quasi metafisiche.
All’improvviso si materializza l’elettrica e sbarazzina figura di Lad, un saraghetto sparaglione. Questo sparlotto è furbissimo, tant’è che qualcuno lo ha paragonato a Ulisse. Non ha comunque in mente, almeno qui ed ora, nessun proposito di res gestae, imprese di cui si parli nei libri di Storia. Al centro della propulsione mentale che lo ha indotto a uscire dalla sua residenza v’è solo una voglia, sportiva, di fare una tonificante passeggiata, e un anelito, romantico ed erotico, a incontrarsi con una femmina di cui è innamorato. Impazzisce per la sua fiamma -tale è una Dulcinea anche sott’acqua-, e, separato da lei, smania, non vede l’ora d’incontrarla. Le è anche grato. Lui, sarago di serie B, snobbato per le sue dimensioni non eccezionali, sin dal primo momento in cui si sono visti, in un immediato e reciproco colpo di fulmine, ne è stato trattato come un Grande. Quella creatura lo fa sentire importante, come uno squalo, o forse più. Per lei è tout court una virtù ogni sua caratteristica, pure la sua superstizione -lui, mentendo e sapendo di mentire, nega spudoratamente di esserne impregnato-, sovente sbertucciata, come caduta di stile della sua razionalità, dai detrattori di Lad, canaglie sempre pronte a trovare il pelo nell’uovo per insultarlo e dirne di ogni.
Il saraghetto, a dirla tutta, non è superstizioso: lo è di più -ma la fidanzata chiosa “ne ha ben donde”-, tant’è che adesso, ritrovandosi nei paraggi d’uno scorfano, che in questo ambiente ha fama di brutto iettatore, cambia traiettoria, auspicando che la virata abbia una valenza apotropaica. Continua il suo spettacolare nuoto, accorgendosi, dopo un tratto senza colpi di scena nel suo minimalistico voyage, di un ghiotto menu ma…attaccato a un amo. Perdindirindina!, un’esca! Lui non abbocca, anche perché ha studiato e sa che dagli uomini possono provenire subdoli pericoli. Successo nell’apoteosi: da eroe, anche d’ingegno e altresì di generosità, con un birichino colpo di coda separa quel perfido cibo dall’uncino, annulla l’aggettivo e lascia che i compagni degustino, adesso senza il benché minimo periglio, quella leccornia, con eccelse doti organolettiche.
Purtroppo il destino gli ha riservato un tiro mancino, di cui forse l’incontro con lo scorfano del malaugurio è stato un prodromo, qual segno d’imminente sfiga: l’arrivo di un mostro predatore, un polipo che vuole cibarsi del paffutello sparlotto.
Lad, un mezzo e novello Davide, non combatte ma nemmeno fugge, tenta di tenergli testa. Una ventosa del tentacolare nemico lo ghermisce, il saraghetto riesce a divincolarsi. Poi, invece di bearsi dello scampato pericolo, in un “fiuuu!” nel suo linguaggio, con una stilettata in stile sintetico ed espressivo lo sfotte, autore d’una provocazione intellettuale. Al che il polipo…
Il pesce sta scherzando con un fuoco che sopravvive pure sott’acqua. Fortunatamente s’intromette nel duello una murena. Poi, quando lei è già in difficoltà nel match contro questa superpotenza, arriva una sua compagna. ‘Murena = tanta roba rispetto a un saraghetto’, eppure il polipo prende il sopravvento. Infuria la battaglia, e l’orchestrina si adegua, eseguendo, nel suo vasto repertorio, un brano epico. Quando sembra che il polipo debba stravincere in un walk-over il saraghetto diventa capace, pur in mezzo all’escalation della sua angoscia, di dimostrare quanto esso/egli meriti l’accostamento al grandissimo Odisseo. Lad capisce che è d’uopo, l’unione facendo la forza, lanciare un SOS a tanti amici. Sollecitati a dare manforte, dopo un tam tam provvidenziale, giungono gli agognati rinforzi. Arrivano i nostri, e il polipo, già maramaldo, le busca.
E il saraghetto Lad -a cui la fiabesca fantasia regala, in tale oceano in un acquario, un intero lieto fine di questo film onirico, non solo la metà- può trionfare doppiamente. Dopo il kappaò del Golia Polyp, battuto dall’armonia di un’équipe di molti avversari, l’eroe sparaglione ha un romantico rendez-vous con la sua anima gemella.
Walter Galasso
Un prodigio tutto. Questo video e il racconto di Walter Galasso. GRAZIE