
[INVIATO IL 11/05/2025 ALLE 10:08]
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DI MARGHERITA ROSITO
Attraverso un linguaggio contemporaneo, talora gergale ma anche ricercato, soprattutto mai banale, si compie una rapida escursione tra scene che paiono evocare le riprese di un film, replicandone il sintetico ritmo narrativo. Ciak dopo ciak si rivelano personaggi molto diversi tra loro ma tipici di un luogo che si qualifica come una sorta di “interregno” cosmopolita, ove tutti sono ammessi ma nessuno è indispensabile. Un caos sottile ( in cui tutto è ancora possibile) alimenta il crescendo di giudizi nella mente dell’osservatore, il quale però trovandosi alla fine nel ruolo difficile di arbitro della contesa decreta per ciascuno dei competitori una ragion d’essere consacrando la “libertà” di opinione. Questo racconto così allude alla straordinaria polivalenza che il pensiero umano ha ormai raggiunto, a fronte degli esiti delle “contaminazioni” culturali e delle incessanti mediazioni causate dalla globalizzazione: viviamo in un’epoca dominata dalla corrente filosofica del Relativismo, gli opposti coesistono pienamente legittimati dalle liberatorie di acclamate diversità, l’individualismo regna sovrano. Sicchè l’arbitro osservatore, pur dissenziente, resta intoccabile nella sua posizione proprio nel riconoscere ai personaggi una relativa e assolutamente individuale verità: tutto è vero e infine niente lo è.
Margherita Rosito